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[Witchy Places] L’Ander de le Mate

Questa è una rubrica che mi mancava… tra i miei buoni propositi per l’anno nuovo c’è anche quello di andare un po’ in giro e visitare luoghi legati al folklore, specialmente locale, e quando avrò comprato una nuova videocamera (manca poco!) mi piacerebbe girare dei veri e propri vlog. Nel frattempo, come prima gita, mi sono sbizzarrita in fotografie.

I testi citati sono di Toio de Savorgnani, amico di gioventù di mio padre e autore di un libro bellissimo intitolato Cansiglio Nostra Signora, e sono presi da questa pagina.

Appena sotto forcella Palantina, però tanto ben nascosta da risultare quasi invisibile, si trova un’ampia grotta dal fondo accidentato però percorribile,detta l’Ander de le Mate.

Partiamo da Malga Pian Grant (salendo da Sant’Anna) e ci infiliamo nella faggeta.

Ma che cosa significa “Mate”? Difficile che rievochi il ricordo di alcune donne uscite di senno mentre non si può del tutto escludere che, trattandosi di una cavità, fosse associata al principio della femminilità per cui uno dei nomi antichi, ma non il più antico, fosse Ander de la Mater oppure il nome potrebbe derivare dall’uso di ricoverarci le pecore. Di sicuro bisogna tornare molto indietro nel tempo, anche di migliaia d’anni.

Sbucati dalla faggeta, ecco Casera Palantina.

Per molti motivi un valico non è luogo da abitare. Questa cognizione era più che ovvia per i nostri progenitori ma è una delle tante conoscenze che si sono perse, qui da noi, da chissà quanto tempo, invece in aspre e lontanissime montagne nessun umano normale costruirebbe la propria casa in cima ad un passo, poiché in quella zona di separazione ma anche di collegamento tra due valli vi è la dimora di demoni e spiriti della Natura, entità comunque da temere e alle quali è opportuno rivolgersi solo in caso di necessità, meglio se non direttamente bensì attraverso le pratiche di professionisti del rapporto con l’invisibile, cioè monaci, sciamani, maghi ed eremiti.

Già allora i valichi erano temuti poiché ritenuti la dimora di spiriti irascibili a cui dover rendere omaggio, porgendo offerte per non venir puniti o danneggiati, spiriti in grado di scatenare la bufera e provocare frane mortali, se offesi, o di comparire sotto forma di animali pericolosi contro i quali a nulla valevano frecce o lance. Ecco da dove deriva quel senso di inquietudine e disagio che anche noi moderni, che ci riteniamo emancipati dalle ancestrali paure dei primitivi, proviamo a volte in questi luoghi particolari e selvaggi.
E’ per questo che sui valichi sono quasi sempre posti segni di religiosità quali croci, capitelli e cappelle, o almeno quelle piccole piramidi di sasso dette “ometti”, alle quali ogni viandante consapevole aggiunge un ciottolo quale richiesta di protezione e resa di omaggio al mistero.

L’Ander de le Mate era una tappa obbligata ma non per passarci la notte, bensì per recarsi in visita agli stregoni che vi abitavano, un piccolo gruppo di sciamani, uomini e donne, che conoscevano il segreto dell’accensione del fuoco e ne insegnavano la conservazione, che sapevano vedere le malattie dentro il corpo, scacciavano gli spiriti parassiti, curavano con erbe, minerali, cristalli e terre, sapevano indicare il luogo esatto e il momento in cui sarebbero comparsi gli animali da cacciare.
Gente strana, diversa da tutti gli altri, che si passava i segreti del mestiere di generazione in generazione. Gli antichi cacciatori non avevano il coraggio di dormire all’Ander, se ne guardavano bene, ma si accampavano per la notte un po’ più in basso, da qualche parte sul Torrion.

Non è da escludere a priori che i primitivi maghi dell’Ander si siano in qualche modo fatti da loro stessi la strana grotta, infatti sono troppe le coincidenze da non risultare almeno sospette: la grande grotta è situata appena sotto il valico per proteggersi dal vento, ampia ma con il fondo in discesa verso l’interno per ripararsi alla vista di chi arrivava, un cocuzzolo roccioso opportunamente modellato proprio davanti per vedere senza essere visti, per organizzare una efficace difesa in caso di attacco o anche solo per controllare la presenza degli animali in abbeverata alla vicina lama.
Ma l’elemento distintivo, più che evidente a chi sa interpretare questi segni e tale da levare quasi ogni dubbio, è quel grosso foro sulla volta all’estrema sinistra per chi entra. E’ semplicemente un camino, apparentemente un cedimento naturale ad opera dell’erosione carsica, ma messo proprio nel punto giusto. Troppo giusto per essere casuale.

Provo a caricare il video del panorama che avevamo in cima alla Palantina, chissà se Tinypic collabora… alla peggio, cliccate sul link.

http://v9.tinypic.com/player.swf?file=1z316pf&s=9
Original Video – More videos at TinyPic

E poi siamo tornati giù, lungo il ghiaione che avevamo sulla destra, con buona pace delle dita dei miei piedi perché, nonostante avessi delle buone scarpe, la neve si stava sciogliendo e qui e lì si pattinava allegramente. Non adatto ai deboli di ginocchia.

Volevo concludere con una canzone che i Kanseil (i quali probabilmente avranno un articolo a parte quando mi deciderò ad inaugurare la rubrica “the Witch’s Playlist”) hanno dedicato a questo splendido posto…

 
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Pubblicato da su novembre 17, 2016 in Folklore, Foto, hedgewitchcraft, Witchy Places

 

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